La recente bocciatura della mozione presentata in consiglio comunale dalla ex sindaca Veronica Cimino tesa a ricostituire l’«Ufficio comunale per la demolizione delle antenne di monte Cavo e Prato Fabio» (approvato il 3 novembre 2022 dall’allora giunta e cancellato tre mesi dopo dalla commissaria prefettizia Caruso) fa emergere le contraddizioni della classe politica locale, sia di maggioranza che d’opposizione. Il voto sulla mozione Cimino ci permette di fare un’analisi sullo stato della politica a Rocca di Papa che, oltre a trarre in allarme il sindaco Calcagni per la diversità di voto espressa da alcuni suoi consiglieri (e non è la prima volta che accade in appena tre mesi di governo) fa comprendere soprattutto la confusione che regna nel gruppo d’opposizione guidato dall’ex assessore De Santis.
Contro la ricostituzione dell’Ufficio che avrebbe dovuto seguire l’iter di demolizione delle antenne hanno votato sette consiglieri di maggioranza più il sindaco; tre dell’opposizione si sono astenuti (De Santis, Croce e Casciotti) mentre la Sciamplicotti (Pd) era assente. A favore hanno votato in cinque: la Cimino, l’altro consigliere del suo gruppo (Caracci) e tre consiglieri di maggioranza (oltre a Pizziconi, spina nel fianco della sua maggioranza, Gatta e Andrea Pierluigi, quest’ultimo recidivo nel palesare un certo contrasto con Calcagni).
Il sindaco e i consiglieri di maggioranza che hanno espresso la loro contrarietà alla ricostituzione dell’Ufficio, avevano pieno diritto di farlo non avendo inserito nel loro programma elettorale niente di tutto ciò e ritenendolo superfluo per la risoluzione del problema-antenne. Il campanello d’allarme, però, è proprio per il sindaco che non controlla per intero la sua maggioranza nemmeno su un tema su cui un’amministrazione dovrebbe avere una voce univoca: o si è tutti contro o si è tutti a favore. Chi governa Rocca di Papa non può avere idee divergenti sulle modalità per abbattere le antenne. Il rischio per Calcagni, dunque, è solo uno: ritenersi autosufficiente, convinto che i partiti sovracomunali saranno in grado di risolvere i suoi problemi interni. Sarebbe un errore fatale. Alla luce di questa situazione, andare allo scontro con chi (in futuro) potrebbe diventare un potenziale alleato (il gruppo consiliare guidato dalla Cimino) potrebbe rivelarsi un secondo tragico errore. Perché, statene certi, la crisi arriverà quando Pizziconi e Pierluigi troveranno un terzo “socio” in maggioranza, necessario per staccare la spina o tenere sotto scacco la coalizione, come fecero Calcagni-Romei-Carnevali nel 2017 con Crestini. Crestini, però, per mesi aveva curato i rapporti con Danilo Romei, che stava all’opposizione, e quando servì il suo aiuto per tenere in piedi la maggioranza, lo ottenne. Ma se Calcagni continuerà a scontrarsi con la Cimino, in caso di crisi dove pescherà i numeri necessari per governare?
La questione della bocciatura dell’Ufficio anti-antenne, però, riguarda ancora di più la minoranza a cominciare dall’ex assessore della Cimino poi candidatosi a sindaco dopo un blitz dal notaio: Francesco De Santis. Lui e il suo gruppo allargato (Andrea Croce e Marcello Casciotti) si sono astenuti pur avendo l’opportunità di mandare in tilt la maggioranza. E non lo hanno fatto. Ma la cosa ancora più grave è che De Santis in qualità di assessore, il 3 novembre 2022, votò a favore dell’Ufficio anti-antenne, che infatti venne istituito anche grazie al suo voto. Mentre oggi ha cambiato idea. Che c’è di serio in questa politica dove le idee cambiano nel giro di pochi mesi? Peraltro su un tema delicato come quello dei tralicci radio-tv di monte Cavo e Prato Fabio? Niente, c’è solo tanta approssimazione e piccoli interessi personali (carriera, ecc.) e forse il tentativo di ingraziarsi Calcagni per qualcosa che non sappiamo (sarà vero che poche settimane fa lo stesso De Santis avrebbe telefonato al sindaco per caldeggiare un incontro con un’organizzazione che cura la distribuzione dei piccoli mercati contadini dei Castelli?).
La consigliera del Pd Sciamplicotti era assente ma siamo sicuri che avrebbe votato a favore della mozione Cimino, non fosse altro per mettere in crisi la maggioranza (come dovrebbe fare chiunque occupi i banchi dell’opposizione) e anche per riavvicinare la Cimino in una politica comune. Perché in politica, alla fine, c’è una sola cosa che conta: i numeri. E se mancano quelli…
Andrea Sebastianelli