Sui tagli boschivi a Rocca di Papa le polemiche divampano ma questa non è una novità visto che da decenni la gestione del patrimonio ambientale del Comune lascia piuttosto perplessi. Le polemiche hanno preso piede a causa di un taglio indiscriminato all’interno di una particella forestale comunale in zona Faete (Campi d’Annibale) che ha visto eliminare decine di querce e di altre specie arbustive, senza il minimo rispetto per la biodiversità, compiendo un vero e proprio scempio ambientale, del tutto simile a quello che, una quindicina di anni fa, interessò l’area boschiva intorno alla Via Sacra (Monte Cavo).
Negli ultimi due anni a occuparsi di questo patrimonio, unitamente ad Anna Maria Fondi in qualità di responsabile di settore del Comune, è stato Francesco De Santis, oggi candidato a sindaco, il quale dopo quasi cinque mesi di silenzio circa le cause che lo portarono a sfiduciare la ex sindaca Cimino davanti a un notaio (aspettiamo ancora che ci dica chi ha pagato la parcella dello studio notarile), si è lasciato scappare che “una delle precise ragioni per cui ho rassegnato le dimissioni [da assessore]” sono stati i “mancati controlli di polizia locale sul taglio bosco”, chiamando in causa direttamente l’ex comandante Di Bella. Al di là della imperfezione grammaticale (“taglio bosco”), segno di distrazione (non sappiamo se sua o di chi l’ha materialmente scritto: qualche ex direttore di parco?), la spiegazione data dal candidato di Italia Viva fa acqua da tutte le parti, visto che dovere di un assessore nel momento in cui scopre carenze nei controlli sui tagli boschivi, è quello di scrivere al sindaco e alla stessa polizia locale per chiedere spiegazioni. Non solo, se un assessore ha il sentore che tali controlli non vengono effettuati per favorire qualche ditta boschiva, dovrebbe rivolgersi direttamente alla Procura! Invece De Santis, di fronte a questi mancati controlli da parte della polizia locale, avrebbe preferito dimettersi senza proferire parola per circa 150 giorni! Caro ex assessore, perché questa spiegazione non l’ha data il giorno dopo le sue dimissioni? Ci ha messo ben cinque mesi per comunicarla ai cittadini? Se questi sono i suoi tempi di reazione, i roccheggiani possono dormire sonni tranquilli, gli stessi che evidentemente ha dormito lei durante il suo mandato da assessore.
Ovviamente i mancati controlli della polizia locale denunciati oggi da De Santis non sembrano trovare conferma in nessun atto comunale. Appaiono più che altro un goffo tentativo di scaricare le proprie responsabilità su una gestione forestale che dovrebbe essere il fiore all’occhiello del Comune di Rocca di Papa e invece appare sempre più come il settore che mette in evidenza solo tanta approssimazione. Dell’ex comandante della polizia locale, Di Bella, che oggi De Santis accusa praticamente di omissione d’atti d’ufficio avendo omesso di effettuare dei controlli a danno della tutela del patrimonio pubblico, si può dire tutto ma non certo che non abbia esercitato le azioni di controllo e verifica che la legge affidava al suo ruolo istituzionale. Nel caso di Di Bella forse si potrebbe parlare di un eccesso di controlli!
Piuttosto, da parte di un ex assessore, sarebbe stato più interessante analizzare le eventuali responsabilità nella gestione dei boschi e dei relativi tagli periodici da parte di Anna Maria Fondi che, per incarico comunale, gestisce gare d’appalto e d’affidamento. Ma De Santis se ne è guardato bene dal nominarla. Perché? Sarà forse perché si vocifera che la Fondi sia una sua accanita sostenitrice e che abbia in qualche modo favorito la decisione di De Santis di sfiduciare la Cimino e di scendere lui in campo? Noi ovviamente non diamo credito a queste voci di piazza ma De Santis non può pensare di cavarsela con una semplice battuta rispetto a un danno ambientale di quella portata!
Ma può anche darsi che effettivamente il rampollo di casa De Santis abbia scritto lettere indignate alla sindaca sullo stato dei controlli boschivi e quindi, essendoci sfuggite, lo invitiamo a fornircene copia, altrimenti potremmo pensare che sia il solito scaricabarile, un modo come un altro di accusare gli altri per assolvere se stesso e distogliere l’attenzione su una gestione del patrimonio boschivo che continua a lasciare perplessi.