di ANDREA SEBASTIANELLI
Rocca di Papa, per la sua altura e la sua bellezza, ha sempre attratto progetti spericolati, sostenuti da progettisti altrettanto spericolati e da politici incapaci di comprendere i danni che queste opere, se realizzate, avrebbero comportato per la vetta sacra agli antichi romani. Fortunatamente questi personaggi hanno sempre incontrato sulla loro strada degli intellettuali e studiosi pronti a fronteggiare, colpo su colpo, le bizzarrìe di architetti e ingegneri. Fu così alla fine del 1889 quando Giuseppe Tomassetti, topografo e professore di antichità medievali, impedì la vendita della Fortezza a un privato cittadino già decisa dall’allora amministrazione comunale. Allo stesso modo verso la metà degli anni Cinquanta del secolo scorso un altro grande intellettuale, studioso e ambientalista della prima ora, Antonio Cederna, si oppose allo sventramento di monte Cavo per la realizzazione di una statua in bronzo alta circa 150 metri (proprio così: 150!) rappresentante un Cristo con la croce. Cederna, che di mestiere faceva anche il giornalista, scrisse un bel resoconto (dal titolo inequivocabile: Il Cristo deriso; che trovate alla fine di quest’articolo) sul settimanale Il Mondo diretto da Mario Pannunzio, in cui metteva in evidenza l’assurdità di quest’opera definita un “Mostro Monumentale”, progettata dagli architetti Bellina, Salvagni e Simoncini e disegnata dallo scultore Torre.
Per realizzare questo monumento ossario (nelle intenzioni avrebbe dovuto ospitare le ossa di tutti i 200 mila caduti della seconda guerra mondiale) venne formato anche un comitato promotore a cui aderirono anche «i senatori e onorevoli Vittorio Emanuele Orlando, Luigi Gasparotto, Giuseppe Romita (che proprio sotto monte Cavo aveva un villino, n.d.a.), Giuseppe Micheli, Guido Gonella e Camillo Corsanego. A un certo punto questo progetto cedette spazio a un secondo che invece dell’ossario prevedeva la realizzazione di un Museo della Civiltà sul modello di quello esistente all’Eur sempre all’interno della statua del Cristo. La Settimana Incom (un cinegiornale che veniva trasmesso in tutti i cinema italiani prima della proiezione del film) il 17 settembre 1855 così annunciava l’opera grandiosa: «Il Cristo leva la mano destra nel saluto romano e con la sinistra si appoggia a un’altissima croce […] nel basamento vi sono una cinquantina di saloni, una chiesa e un anfiteatro. La statua è divisa in quattordici piani collegati con venti velocissimi ascensori. Immaginiamo i ristoranti, le sale da gioco, le camere da letto».
«Ma il Cristo si farà o non si farà?» si domandava a un certo punto Cederna. Ecco allora emergere una sorta di scontro tra l’Associazione Christus, fautrice del secondo progetto, e una tal Imelda Spender di Vienna, «ispirata da Dio e fondatrice della nuova religione ariana universale». Da cui si comprende il saluto romano che il Cristo avrebbe dovuto avere nella fantomatica gigantesca statua! In questo marasma non poteva mancare l’allora amministrazione comunale di Rocca di Papa che, ci fa sapere il Cederna, il 1° agosto 1955 approvò in consiglio comunale (a maggioranza socialcomunista) una delibera con cui dava il benestare all’opera. Non solo, il 2 ottobre di quello stesso anno, presso il Cinema Cavour (dove oggi si trova Acqua e sapone) «un tal avvocato Rizzo, in qualità di presidente-fantasma dell’associazione Christus, tiene l’annunciata conferenza di cui ignoriamo l’andamento e l’esito». Ma dopo un anno, scriveva sempre il Cederna sul Mondo, «gli ambienti responsabili di Rocca di Papa non ne parlano volentieri. Da tempo la zona dei Castelli è vittima di volgari iniziative: altra volta abbiamo parlato dello sgangherato e indecente “complesso alberghiero” intitolato a Traiano, che un non meglio identificato ing. Caroni sta costruendo sotto le mura dell’Abbazia di Grottaferrata». Segno evidente che le mani dei cementificatori erano già al lavoro in tutti i Castelli Romani già dopo la fine della guerra.
Il tocco finale nella vicenda della statua di monte Cavo, è dato da «una lunga lettera epistola indirizzata quest’anno (1956, n.d.a.) al Sindaco di Rocca di Papa da una dama di Vienna (si tratta di quell’Imelda Spender di cui sopra, n.d.a.) la quale dice di ricevere, ormai da venti anni, la rivelazione dello Spirito Santo, e intima al sindaco di Rocca di Papa di non rappresentare Cristo con la croce [bensì con] il Sole, simbolo del Dio Celeste Ariano. Quindi – concludeva Cederna – da brava razzista mistica e decadente, consiglia di onorare Cristo con pure costruzioni di colonne greche e termina invitando il signor sindaco a recarsi da lei a Vienna per essere catechizzato nella nuova religione ariana». Ma come rispose il sindaco? «Non sappiamo cosa abbia risposto il primo cittadino di Rocca di Papa, che ci dicono sia ora democristiano, e quanto alla singolare associazione Christus, ci siamo recati venti giorni fa alla sua sede romana in via del Tritone 53 per aver maggiori e definitive informazioni. La portiera, corrugando la fronte in uno sforzo di memoria, ci ha risposto che da molti mesi l’associazione è scomparsa senza lasciare indirizzo».
Venti anni dopo, verso la metà degli anni Settanta, altri progettisti-stregoni dai grandi capitali avrebbero messo le mani sulla vetta di monte Cavo e, questa volta, senza un Cederna o un Tomassetti a vigilare, le cose andarono come tutti sappiamo.

