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  Cultura e Storia  1867 Garibaldini contro papalini, l’insurrezione finita nel sangue. Il libro del nostro direttore
Cultura e Storia

1867 Garibaldini contro papalini, l’insurrezione finita nel sangue. Il libro del nostro direttore

ilpiccolosegno@libero.itilpiccolosegno@libero.it—15 Febbraio 20230
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Un’insurrezione armata, un omicidio, una condanna a morte e il tentativo di nascondere gli eventi di quei drammatici giorni. Sono gli elementi contenuti nel libro scritto dal nostro direttore Andrea Sebastianelli, dal titolo “1867 Garibaldini contro papalini, l’insurrezione finita nel sangue” (edito da Il Segno, 276 pagine, € 11,90 – per info: ilpiccolosegno@libero.it, 349-5783869). Di seguito pubblichiamo l’introduzione.

di ANDREA SEBASTIANELLI

Da giornalista, la curiosità è l’elemento essenziale che ha sempre contraddistinto il mio lavoro. E la curiosità è stato anche l’ingrediente senza il quale questo libro non sarebbe nato. Nel 2015 mi imbattei nel famoso elenco delle esecuzioni di Mastro Titta, il più famoso boia del mondo. In quell’elenco figurava anche tal Francesco Martini di Rocca di Papa, giustiziato in piazza il 14 luglio 1869. Di lui non si sapeva nient’altro, né l’età, né il motivo per cui era stato condotto al patibolo. Essendo io di Rocca di Papa mi incuriosii. Così cominciai a fare ricerche e a scavare nel passato nel tentativo di scoprire qualcosa di più con l’intento di scrivere un articolo.

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Oltre alla curiosità c’è stato un secondo ingrediente essenziale: la passione del cercare. La novità di questa ricerca, però, è che è stata effettuata quasi completamente online grazie a Google Book, un progetto internazionale che coinvolge migliaia di enti pubblici e privati in ogni parte del mondo e che consente a ricercatori, studiosi e appassionati di approfondire argomenti, storie e vicende accedendo a milioni di testi digitalizzati. In un periodo in cui l’accesso alle biblioteche e agli enti di ricerca e amministrativi era quasi impossibile a causa della pandemia, Google Book è stata una fonte insostituibile. A tal punto che questo libro è costituito per l’80 percento da una ricerca di tipo digitale e per il restante 20 percento da una di tipo tradizionale (che faceva del ricercatore un “topo di biblioteca”). Un dato quest’ultimo che dimostra la grande potenzialità della Rete anche nell’approfondimento di vicende a carattere locale come quella ricostruita nel mio libro e che, ma solo apparentemente, sembrerebbero invece relegate a una esclusiva ricerca di tipo classico. Ciò non toglie che anche la ricerca online si sia rivelata in alcuni casi molto faticosa e irta di insidie, a dimostrazione che, al di là degli strumenti che si utilizzano, è imprescindibile una sobria capacità di analisi e una certa scaltrezza investigativa. Elementi che hanno reso la ricerca ancora più avvincente, poiché avevo la netta sensazione che quelle carte nascondessero qualcosa per cui valesse la pena scavare. Pian piano sono emerse, sparse qua e là, delle testimonianze materiali che, disposte con pazienza su un unico filo conduttore, mi hanno consentito di far riemergere dal passato una vicenda completamente dimenticata.

Una vicenda inaspettata e ricca di colpi di scena, che a sua volta faceva emergere altre storie, a cominciare dal ritratto dei suoi protagonisti e dalle avventure vissute da altri personaggi che la storiografia non era riuscita ancora a intercettare. Dopo un paio di anni di ricerche e approfondimenti, mi resi conto di avere accumulato talmente tanti documenti che un articolo non sarebbe stato sufficiente a contenerli tutti.

Così, approfittando della “pausa” forzata dettata dal Covid, cominciai a dare ordine a quest’accumulo documentale, farcito di molti testi in italiano e di alcuni in francese, inglese e tedesco. Il risultato di tutto ciò, una volta ordinato, decifrato e collocato cronologicamente, è questo libro che, partendo da una storia locale, si inserisce pienamente nel filone del Risorgimento, quella corrente storica che nella seconda metà del 1800 portò alla costituzione dell’Italia come la conosciamo oggi. Un processo risorgimentale lungo e sofferto, che non sarebbe stato possibile senza il coinvolgimento di tanti uomini e donne che avevano un solo ideale: l’Italia unita. L’ultimo tassello mancante affinché quest’unità si completasse, era lo Stato Pontificio (che comprendeva anche Roma, la città che sarebbe dovuta diventare la capitale del nuovo regno). Il papa di allora, Pio IX, malgrado i tentativi per arrivare a un’annessione spontanea condotti dal governo italiano e dallo stesso re Vittorio Emanuele, non voleva rinunciare al controllo politico del suo territorio. Motivo per cui le cellule garibaldine che operavano nello Stato Pontificio, considerate delle vere e proprie sette sovversive dalle autorità, portavano avanti azioni di sabotaggio e di attacco finalizzate a destabilizzare il potere pontificio al solo fine di favorire il ricongiungimento con il resto d’Italia.

Anche nei Castelli Romani il lavoro di queste cellule ispirate alle idee di Garibaldi e di Mazzini, era piuttosto incessante. Una di queste, sicuramente tra le più attive e temerarie, operava a Rocca di Papa nella segretezza più assoluta. Almeno fino all’autunno del 1867, quando decise di uscire allo scoperto organizzando una vera e propria sommossa armata in nome dell’Italia per prendere il potere cittadino, salvo poi correre a Mentana per partecipare alla battaglia decisiva per la conquista di Roma. Ma come spesso accade, non tutto andò come prevedevano i piani inizialmente previsti.

Oltre a una ricostruzione di tipo storico, ho anche cercato di indagare le ragioni che portarono un piccolo paese di montagna, da sempre fedele al papa, a diventare un fortilizio dell’anticlericalismo più estremo, sfociato in vere e proprie insurrezioni condotte da un manipolo di uomini disposti a mettere a rischio la loro stessa vita per un ideale politico. Questo non sarebbe stato possibile senza immergersi nella Rocca di Papa di quel tempo e nelle cause storiche che ne caratterizzavano la realtà sociale ed economica fatta essenzialmente di povertà diffusa. Una realtà difficile che, malgrado i tentativi di tenerla il più possibile nascosta, è riemersa in tutta la sua crudezza. E, nel fare questo, mi sono imbattuto anche nell’unica sommossa storicamente conosciuta, quella che nel 1855 portò alla cosiddetta Repubblica di Rocca di Papa, nonché nelle insurrezioni popolari condotte in occasione della prima e della seconda Repubblica Romana che hanno fatto emergere il ruolo diretto di alcuni protagonisti nati proprio a Rocca di Papa.

Anche in questo caso sono emersi nuovi elementi che mi hanno consentito di incorniciare la vicenda del 1867 in una storia molto più ampia dal punto di vista temporale e per questo in grado di fornire al lettore una visione più completa e attendibile degli avvenimenti narrati. Un unico filo conduttore senza il quale le tracce ritrovate sarebbero rimaste isolate e per lo più prive di un contesto storico rilevante.

Non mi resta che augurarvi buona lettura.

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ilpiccolosegno@libero.it

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