Recentemente la consigliera comunale del Pd di Rocca di Papa, Silvia Sciamplicotti, ha annunciato l’approvazione di un ordine del giorno (n. 442) da parte del consiglio regionale del Lazio sulla delocalizzazione delle antenne radio-tv di monte Cavo. Le cose però non sono andate esattamente come le ha raccontate la Sciamplicotti, supportata da un altro dirigente del Pd locale, Andrea Croce (che, per inciso, lavora proprio nella commissione presieduta dalla Mattia), il quale si è spinto anche oltre sostenendo che la mozione aveva ricevuto perfino il sì dei consiglieri 5 stelle regionali. Leggendo il resoconto sulla discussione, infatti, emergono delle contraddizioni, a cominciare dal fatto che la discussione si è conclusa con la dicitura «approvato con riformulazione». Che cosa significa «con riformulazione»? Significa che l’ordine del giorno, per poter ottenere il voto favorevole del movimento 5 stelle, doveva essere modificato con due aggiustamenti chiesti dal consigliere pentastellato Massimo Cacciatore. Cosa che al momento non è stata fatta, visto che la seduta si è conclusa con le seguenti parole del presidente del consiglio regionale, Leodori: «Se c’è la volontà della Giunta di tener conto delle osservazioni del consigliere Cacciatore, bene, altrimenti andiamo avanti in votazione». Per poi concludere (dopo una breve pausa) che: «Accantoniamo l’ordine del giorno 442. Quando sapremo qualcosa lo porremo in votazione». L’ordine del giorno, dunque, stando ai resoconti ufficiali della Regione Lazio, è stato accantonato in attesa della nuova versione sollecitata dal movimento 5 stelle. Questo perché eventuali modifiche al documento non le può presentare né il proponente né un consigliere d’opposizione ma esclusivamente la Giunta regionale nel momento in cui fa proprie le indicazioni ricevute. Quindi, per prima cosa, la Sciamplicotti dovrebbe dirci se la giunta regionale ha fatto sue le indicazioni arrivate dal consigliere Cacciatore o no.
Ma che cosa chiedeva Cacciatore? Due cose semplici ma importanti. La prima: inserire nella mozione quanto stabilito dalla sentenza del Consiglio di Stato «che si è espresso rinforzando l’esigenza della rimozione delle antenne di monte Cavo». La seconda: aggiungere nell’ordine del giorno proposto dalla Mattia «l’esigenza di un Piano antenne regionale che possa standardizzare la tutela su questo tipo di inquinamento […] e prendere in considerazione il Piano di assetto del Parco dei Monti Lucretili» che prevede «un’area che avrebbe le caratteristiche per veder confluire tutte le antenne» del territorio.
Due richieste importanti che, però, attestano un’unica cosa: l’inadempienza della Regione Lazio nel dare seguito al Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) n. 50 del 4 aprile 2001 per la localizzazione degli impianti di emittenza, successivamente modificato nel settembre 2008 nel testo attualmente vigente. Tale Piano Territoriale di Coordinamento, all’art. 18, stabilisce nel dettaglio i luoghi dove installare i tralicci per la trasmissione radio e televisiva nonché i siti da abbandonare e riqualificare, tra cui proprio quello di monte Cavo vetta a Rocca di Papa. Negli ultimi anni, però, la giunta presieduta da Zingaretti ha sostenuto «l’incompetenza della Regione Lazio all’adozione del provvedimento di autorizzazione all’installazione di infrastrutture di impianti radioelettrici». Come a dire: non è compito nostro delocalizzare in altro luogo gli impianti esistenti. Ora, con la mozione della consigliera Mattia la giunta regionale sembra dire il contrario, cioè che la Regione -per usare le stesse parole della consigliera regionale Pd- «si impegna ad avviare tutti gli adempimenti per liberare la vetta di Monte Cavo», trovando le risorse per la delocalizzazione degli impianti e, contemporaneamente, allestendo isiti alternativi. «Ma questo sarà possibile -ha poi spiegato l’assessore al bilancio della Regione, Sartore- solo se il Comune di Rocca di Papa si farà partecipe con un proprio progetto da presentare alla Regione Lazio». Siamo dunque al punto di partenza. La Sciamplicotti deve dunque spiegarci che cosa intende la Regione con la parola delocalizzare: al di fuori di Rocca di Papa oppure in un sito diverso da monte Cavo vetta ma sempre a Rocca di Papa? Questo è un punto determinante perché a seconda della risposta l’ordine del giorno presentato dalla Mattia potrebbe assumere un significato diverso. Perché se delocalizzare vuol dire mettere i tralicci a Costarelle, Madonna del Tufo, ex cava di lapillo (tutte località di Rocca di Papa) siamo alla beffa!
A richiamare il ruolo della Regione Lazio nel dare applicazione al piano di coordinamento, prima ancora della mozione Mattia, sono stati i giudici amministrativi che in una recente sentenza (aprile 2018) riguardante l’installazione di un traliccio nel comune di San Polo dei Cavalieri, hanno definito «irragionevole e illogica l’azione amministrativa posta in essere dalla Regione Lazio» che in conferenza dei servizi non ha fornito l’indicazione del sito su cui realizzare la nuova installazione. «Tale modus procedendi -hanno scritto ancora i giudici della sezione prima quater del TAR del Lazio- deve considerarsi censurabile […] alla luce della previsione normativa di cui all’art. 2 della legge n. 66/2001, che attribuisce in ogni caso alla Regione il potere di indicare i siti presso cui realizzare i nuovi impianti, ferme restando le competenze attribuite ai comuni medesimi in materia di urbanistica ed edilizia». In quell’occasione la Regione è stata anche condannata a pagare le spese processuali.
Quindi, in attesa di sapere se le due modifiche chieste dal consigliere regionale dei 5 stelle Cacciatore, sono poi state inserite nel documento proposto dalla Mattia, resta un terzo chiarimento da fare in merito al resoconto della seduta del consiglio regionale dell’11 gennaio 2019. Riguarda un’affermazione dello stesso Cacciatore, quando dice di aver visto attivo «il Sindaco di Rocca di Papa con degli atti interni per indirizzare i propri uffici all’esecuzione di queste demolizioni, che invece ancora tardano ad arrivare. Anzi, mi dicono -scrive ancora Cacciatore- tardi ad arrivare addirittura un semplice verbale di esistenza di queste antenne abusive. Tutti sanno che sono abusive. Nessuno, purtroppo, lo mette per iscritto». Ora non sappiamo se è la trascrizione ad essere inesatta o se effettivamente le parole rispecchiano quanto detto da Cacciatore. Nell’uno o nell’altro caso, va chiarito che le antenne di monte Cavo sono abusive a tutti gli effetti avendolo stabilito una sentenza del Consiglio di Stato e un’altra ventina di sentenze del Tar del Lazio, oltre all’ordinanza del Comune di Rocca di Papa del 2003. Non si capisce quindi chi abbia detto a Cacciatore che nessuno abbia messo per iscritto che le antenne sono abusive. Evidentemente Cacciatore si riferisce al mancato invio dei verbali di inottemperanza che non sono l’attestazione dell’abusività dei tralicci ma la dimostrazione che a oggi le sentenze sono inapplicate.
La Regione Lazio se effettivamente vuole intervenire in modo deciso a favore dell’abbattimento dei tralicci abusivi di Rocca di Papa ha una sola strada da perseguire: rivolgersi al Consiglio di Stato (visto che la Regione è tra gli enti citati a giudizio dalle emittenti) per l’ottemperanza della sentenza n. 2200 del 20 aprile 2017, emessa dal Consiglio di Stato stesso, affinché ordini all’Amministrazione resistente (cioè al Comune) di dare piena esecuzione al giudicato. E pensate un po’, se il Comune non vi adempie può farlo la Regione attraverso la nomina di un commissario ad acta, come peraltro richiesto qualche mese fa da Italia Nostra che ha scritto a Zingaretti chiedendolo in modo esplicito. Per tutti questi motivi la mozione della Mattia appare quantomeno datata, o comunque non aggiornata rispetto alla situazione di oggi.