Oggi monte Cavo appare un luogo abbandonato da dio non solo per il caos dei tralicci radiotelevisivi ma anche per l’ormai ex base dell’Aeronautica militare che da qualche anno ha smobilitato. Eppure la vetta dell’antico mons Albanus per lungo tempo è stata un luogo importante non solo per il turismo e l’ambiente ma anche per lo Stato in quanto tale. Uno dei massimi riconoscimenti al ruolo giocato dalla base militare che divenne una presenza attiva dal dopoguerra, fu la visita del Capo dello Stato, Giuseppe Saragat (Presidente della Repubblica dal 1964 al 1971), che il 22 giugno del 1967, 52 anni fa, venne proprio a far visita alla base di monte Cavo, e precisamente al Centro Operativo Difesa del ROC, con uno scopo preciso: assistere in prima persona a una esercitazione di difesa aerea.
La visita ebbe inizio alle 17,30 e il cerimoniale fu piuttosto complesso considerato che Saragat si fermò a Rocca di Papa per circa due ore, fino alle 19,30. Ma seguiamo la giornata dell’allora Presidente della Repubblica: alle 17 Saragat lascia il Quirinale direzione Via dei Laghi. Gli automobilisti che a quell’ora si dirigono verso i Castelli Romani, assistono a un breve corteo ad aprire il quale è la vettura che trasporta il capo cerimoniere della Presidenza della Repubblica, il comandante dei Corazzieri (i carabinieri addetti alla sicurezza del Presidente) e il consigliere militare aggiunto al servizio. Subito dopo c’è l’auto presidenziale con Saragat e il suo segretario generale. Una terza vettura, chiamata di servizio, trasporta il consigliere diplomatico del Presidente, il capo della segreteria e i consiglieri militari aggiunti per l’Esercito e la Marina.
Saragat arriva a monte Cavo alle 17,40 e trova ad accoglierlo, in forma privata, il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica che, unitamente alle altre autorità militari presenti, alle 17,50 lo accompagna all’interno della sala operativa dove, dopo una breve presentazione, inizia l’esercitazione di difesa aerea del suolo nazionale, a dimostrazione dell’importanza strategica della base roccheggiana. La simulazione dura fino alle 18,30 e il Presidente della Repubblica dopo aver apprezzato l’alto grado di capacità difensiva invita i presenti nella sala adiacente dopo è stato allestito un breve rinfresco. E proprio qui Saragat incontra una rappresentanza degli ufficiali, sottufficiali e truppa del centro operativo. L’intera cerimonia si conclude alle 18,50 e quaranta minuti dopo Saragat fa rientro al Quirinale. Il giorno dopo, 23 giugno, il Presidente avrà modo di parlare di quanto visto a Rocca di Papa con l’Ambasciatore Manlio Brosio, segretario generale della Nato, ricevuto nella tenuta di Castelporziano.
Che cosa ci dice questa breve storia? Che per decenni Rocca di Papa è stato il luogo più importante per la difesa nazionale in caso di attacco. E lo è stato nel momento più complesso della storia mondiale con la “guerra fredda” fra i due blocchi, occidentale e orientale, a farla da padrona. Fino al 19 giugno del 2015 quando il Cosma (Centro Operativo Stato Maggiore Aeronautica) di monte Cavo ha chiuso definitivamente i battenti. Oltre al danno l’ulteriore beffa: l’intera sala comando del bunker roccheggiano è stata smontata e riallestita a Soratte così da farla vedere alle migliaia di visitatori che ogni anno si recano nel comune di Sant’Oreste.