di MARIA PIA SANTANGELI
Comincio con un’asserzione che troverà tutti d’accordo: Rocca di Papa è un bellissimo paese, il suo centro storico è certamente il più caratteristico dei Castelli Romani, il panorama ineguagliabile… E si può continuare. Per questo motivo meriterebbe un turismo numeroso e costante tutto l’anno. Però i turisti da tempo non si vedono.
Ricordo la Rocca estiva degli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso, affollata di villeggianti che passeggiavano per le vie del paese o nei sentieri dei boschi, il rossastro campo da tennis alla fine dei giardini pubblici, l’albergo Europa con i clienti seduti ai tavolini, i colorati pullman turistici in piazza della Repubblica. Era viva Rocca allora. Ma non si può tornare indietro e neanche vivere di ricordi. Lo sappiamo bene che da allora è cambiato tutto. La villeggiatura stanziale del passato è improponibile ora, il turismo di oggi non sarà che quello del “mordi e fuggi”, una serata o al più una giornata intera trascorsa in paese.
Abbiamo pensato una strategia per questo tipo di turismo? Non bastano l’aria pura e il panorama, non c’illudiamo. Una soluzione realistica potrebbe esserequella di fare dell’intero centro storico di Rocca un museo diffuso (o itinerante se vogliamo) come ce ne sono tanti in Italia.
Immagino che la parola museo faccia subito arricciare il naso, perché si pensa a una cosa antiquata. Al contrario i musei diffusi possono diventare luoghi vivaci, dove il sabato e la domenica si fa musica, si offrono buoni cibi, ci sono mostre di pittura e di fotografia, attori che recitano, bambini trovano giochi e animatori e i negozi restano aperti oltre l’orario consueto. Ma noi, oltre tutto questo, abbiamo altro da offrire (questo è quello che si può definire letteralmente museo diffuso, con tanto di piccola guida scritta che guidi, appunto, i turisti lungo il percorso): la visita ai murales e al Museo Geofisico, una mostra permanente dei vecchi lavori nei boschi con strumenti e fotografie d’epoca (vent’anni fa ho steso il progetto di un museo del bosco, mai considerato dalle varie amministrazioni). Inoltre il vecchio lavatoio -un pezzo di storia delle donne-, un museo del vino in una bella cantina -al momento privata- nella quale si trova già tutto quello che serviva una volta per fare il vino. La stessa cantina potrebbe anche essere utilizzata come centro di documentazione degli anni di guerra, essendo stata un rifugio durante la seconda guerra mondiale. E non dimentichiamo i sentieri dei boschi e la Via Sacra già frequentati da molti amanti della natura che però spesso non entrano proprio in paese. Offriamogli il modo di pernottare per qualche notte nelle piccole case del centro storico, nella modalità che va sotto il nome di “albergo diffuso” (il comune di Nemi lo ha organizzato).
Inoltre ogni attività, a cominciare dai contenitori per i cibi, non dovrebbe contemplare la plastica, ma essere plastic free. Questo ci darebbe una connotazione particolare, unica almeno nei Castelli. Sogni? Sono sicura di no. In questo momento ci sono finanziamenti europei e regionali da utilizzare. Certo bisogna seguire i bandi, fare i progetti, un po’ di fatica bisogna pur farla (Velletri ha creato una rete di associazioni -si chiama proprio Rete- che ha ricevuto molti finanziamenti dalla Regione). Io stessa con il progetto della Notte verde (2007) ho ricevuto, tramite l’associazione l’Osservatorio, che fondai nel 1996, un finanziamento dalla Regione.
Intanto, per cominciare, troviamo un posto per i pullman turistici in piazza della Repubblica. Non sono brutti i pullman, anzi portano allegria, denaro e molti vacanzieri. Un luogo adatto potrebbe essere il piccolo tratto che costeggia via di Marino, per esempio. Verrebbero eliminati solo due posti auto. Per la prossima estate intanto pensiamo a un inizio con “le cantine aperte” lungo una o due strade, come ho visto all’Isola del Giglio. Possono essere utilizzati anche molti negozi dismessi.
Non potendo scendere nei particolari termino con un augurio al sindaco o alla sindaca che guideranno Rocca di Papa per i prossimi anni: che vogliano ascoltare i cittadini che hanno idee anche se non appartengono alla loro area politica. Questo naturalmente se si cerca il bene comune. E a tutti i candidati futuri consiglieri o assessori un altro augurio: che si chiedano, parafrasando J. Kennedy il giorno del suo insediamento alla Casa Bianca: non ti domandare che cosa Rocca di Papa farà per te, ma chiediti che cosa farai tu per Rocca.